La Grotta dei Cervi, il tesoro nascosto in Salento

3 Mar

La Grotta dei Cervi, il tesoro nascosto in Salento

Rassegnatevi, a meno che non siate esperti speleologi o giornalisti del calibro di Alberto Angela, difficilmente potrete visitare di persona la Grotta dei Cervi, chiamata anche Cappella Sistina della preistoria, situata in uno dei luoghi più suggestivi del Salento, Porto Badisco.

Chiudendo gli occhi, potrete però farvi guidare dalle parole di questo articolo attraverso le sue meraviglie o in alternativa visitare la mostra permanente allestita in merito all’interno del Castello di Otranto. Questo al fine di preservare un ambiente straordinario che si trova in uno stato di conservazione ottima, nonostante risalga al 3000/4000 a.C.

Come si accede alla Grotta dei Cervi

Oltre ad essere degli accreditati esperti, per poter accedere in questo suggestivo complesso pittorico neolitico è necessario possedere un’ottima forma fisica poiché il percorso è tutt’altro che per principianti.

Si tratta infatti di una grotta posta 26 metri sotto il livello del mare, formata da cunicoli e corridoi lunghi circa 2 km e alti solo un metro, dove è necessario avanzare carponi nel fango per poi giungere alle meravigliose sale decorate, scoperte casualmente da cinque speleologi di Maglie. L’attrezzatura ricorda quella dei minatori e le scarpe devono essere accuratamente disinfettate per evitare di introdurre batteri all’interno.

Le stanze delle Pitture

Una volta avanzati nel primo corridoio si giunge alla stanza più antica, caratterizzata da realistiche scene di caccia realizzate in color ocra e immagini più oscure, che ancora cercano una spiegazione plausibile.

Procedendo troviamo stanze più ampie dal caratteristico colore nero poiché dipinte con il guano dei pipistrelli. Si tratta di uno spettacolo maestoso in una rappresentazione per lo più astratta dei cervi, che danno il nome al sito archeologico, accompagnati da figure geometriche e segni astratti. Alzando lo sguardo completano la spettacolarità del luogo stalattiti e stalagmiti che conferiscono un aspetto più sacrale.

Su una parete, la principale, possiamo vedere raffigurato il famoso sciamano, chiamato anche “Dio che balla” e divenuto uno dei simboli del Salento, mentre su un’altra numerose impronte di mani di bambini. Si sono avanzate molte ipotesi su quest’ultima raffigurazione come rito o gioco, ma certamente indica che nei pressi della grotta sorgesse un vero e proprio villaggio, tesi dimostrata dalle ossa umane e dalle ceramiche rinvenute.

Si tratta di un antico mondo sepolto, una delle migliaia di meraviglie antiche che la nostra terra è capace di offrirci su tutto il suo perimetro.

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